Intervento di Gian Guido Santucci
Le recenti elezioni politiche hanno prodotto il cambio della maggioranza di Governo nel nostro paese; anche se per poche migliaia di voti il Centro Sinistra ha vinto e, pur con le difficoltà che provengono dalla limitatissima maggioranza di cui dispone al Senato, ha oggi il dovere di governare dando risposte, con atti concreti, alla fiducia postagli con il voto dagli italiani.
Ciò intervenendo, per prima cosa, rimediando ai tanti danni provocati nell’ultima legislatura dal Governo Berlusconi, durante la quale abbiamo toccato con mano gli effetti disastrosi di una politica di riforme e di scelte economiche il cui unico risultato è stato quello di svuotare le casse dello stato, scaricando sulle tasche degli italiani i costi delle enormi contraddizioni generate da una politica finanziaria rivolta esclusivamente a favore delle rendite e delle imprese finanziarie.
Per non parlare della finta riforma Federalista che, a colpi di maggioranza, è stata fatta per disegnare un sistema paese nel quale tutto il potere è accentrato in mano al Presidente del Consiglio, in veste quasi di monarca assoluto, e con un sistema regionale nel quale ognuno decide per proprio conto in tema di economia e finanza, scuola, lavoro e polizia locale sulla base del proprio tornaconto e delle disponibilità economiche possedute.
Il prossimo 28 giugno andremo al referendum votando NO per fermare questo disegno volto a stravolgere la nostra Costituzione e ad introdurre tanti sistemi diversi, quante sono le regioni, creando in questo modo un solco che mina alle fondamenta l’unità nazionale.
A questo Governo il sindacato chiede di rispettare gli impegni presi con gli italiani di realizzare un processo di crescita economica e sviluppo che li faccia sentire finalmente cittadini, e non più sudditi, di un paese nel quale il rispetto delle regole e del vivere civile è condizione essenziale per garantire a tutti diritti e pari opportunità, fiducia nelle istituzioni.
In questo contesto uno dei primi atti che chiediamo è quello di dare seguito alla riforma della polizia locale che da anni stiamo aspettando che venga promulgata dal Parlamento.
Ciò perchè in una realtà nella quale sale sempre più pressante la richiesta di sicurezza e vigilanza nelle nostre città come condizione primaria per lo sviluppo del vivere civile, vogliamo evitare che le giuste esigenze di coordinamento nel territorio delle politiche di sicurezza possano diventare, in una fase di grande confusione istituzionale su questa importantissima tematica, motivo per snaturare ruolo e funzioni della polizia locale, e non solo.
Abbiamo bisogno di grande chiarezza sia sul piano legislativo che nella definizione operativa dei compiti delle diverse forze di sicurezza che agiscono nel territorio nazionale ( polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale), perché senza il rispetto dei ruoli e delle mansioni spettanti a ciascun organo è evidente l’impossibilità di svolgere con efficacia interventi coordinati di politiche della sicurezza nelle città e nei territori ed il rischio di creare situazioni anomale, come ad esempio al comune di Lecco dove l’attività di polizia locale nel centro storico è stata affidata in appalto alla vigilanza privata, o al comune di Como dove è stata affidata alla Polizia Locale il compito di creare una squadra armata per scoraggiare i paint-writers i cui effetti purtroppo li abbiamo letti sulla cronaca nera dei giornali.
E proprio in virtù della grande confusione presente oggi tra gli amministratori ed al livello istituzionale che chiediamo con forza al Governo ed al Parlamento una iniziativa legislativa che ponga la parola fine ad una situazione che si trascina in tal senso da anni; siamo stufi di essere presi in giro, non accettiamo più questo stato di cose che mortifica le migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore.
Soprattutto per la Polizia Locale è necessario uno specifico provvedimento di riforma che dia risposte certe non solo ai cittadini ma anche agli oltre 60.000 addetti che giustamente rivendicano la fine della continua messa in discussione dei diritti e delle tutele duramente conquistati con il Contratto Nazionale e la contrattazione decentrata e che nella passata legislatura hanno visto mettere in discussione, con le proposte di legge di quel Governo, il riconoscimento del proprio lavoro e delle condizioni di difficoltà e disagio in cui spesso si vengono a trovare.
Si tratta quindi di rimettere in moto un processo legislativo in grado di giungere a conclusione nel più breve tempo che, per quanto attiene la nostra categoria, possa consegnare alla contrattazione di comparto un quadro di riferimento in grado di dare precise risposte sul piano della valorizzazione e del riconoscimento professionale.
A questo proposito, in coerenza con il lavoro fin qui svolto anche al livello unitario, riteniamo che in ogni modo sia utile ripartire dalla proposta di legge di riordino presentata a suo tempo da ANCI-UPI e Regioni che avevamo condiviso a suo tempo nei suoi principi ispiratori, migliorandola in alcune sue parti che risultano non chiare per quanto riguarda ruolo e funzioni della polizia locale ed il rapporto con le altre forze di polizia.
Per quanto ci riguarda chiediamo che la nuova legge riaffermi con nettezza le competenze ed il ruolo della Polizia Locale nelle politiche integrate di sicurezza urbana, in piena autonomia organizzativa ed operativa istituzionalmente dipendente dai sindaci e dai presidenti di provincia.
Nello stesso tempo si dovrà affidare al Contratto Collettivo ed alla contrattazione decentrata il compito d’intervenire sui profili per adeguarli ai cambiamenti intervenuti nel corso degli ultimi anni sia per quanto riguarda i titoli di studio e gli accessi che per quanto riguarda i compiti e le funzioni pertinenti a ciascun profilo professionale.
Ritengo sia necessario che questa fase debba essere avviata al più presto, ed altrettanto celermente chiuderla; questo per evitare che l’ulteriore prolungamento di una fase d’incertezza legislativa che oramai dura da più di dieci anni possa dare la stura , per quanto assurdo possa sembrare, ad una trasformazione dell’idea di sicurezza dei cittadini in un gigantesco business da affidare ai privati facendo leva sui divieti della Finanziaria ad assumere e ad limitare i costi delle spese per il personale.
Dietro a questo tentativo, vagheggiato in maniera esplicita dal precedente Governo di Centro-Destra, si cela il tentativo di dissolvere e marginalizzare la peculiarità specifica della Polizia Locale per affidarne a terzi privati ruolo e mansioni. Il sindacato ha sempre manifestato la più viva contrarietà e la più ferma opposizione a questi tentativi: non sempre però ci siamo riusciti per via delle gravi lacune al riguardo nelle leggi attualmente in vigore.
Di esempi ne potremmo fare tantissimi: in particolare i tentativi di applicare alla Polizia Municipale e Provinciale quanto previsto in materia di lavoro interinale- chiavi in mano, fatto gravissimo che viola la norma contrattuale all’uopo voluta dalla FP CGIL nel CCNL 14/9/2000 e che ha impedito, sino ad oggi, l’utilizzo nella Polizia Locale dei contratti di fornitura di personale a tempo determinato gestiti attraverso le agenzie di lavoro.
Mi domando: è mai possibile che dei poveri ragazzi, privi di tutele e garanzie contrattuali, possano essere scaraventati a svolgere un lavoro, che solo un’adeguata preparazione e l’esperienza possono consentire di delimitarne i rischi e renderlo realmente utile per la popolazione?
Per questo motivo la nostra pressante iniziativa di mobilitazione della categoria per rilanciare sin dalle prossime settimane una forte iniziativa unitaria che rimetta al centro dell’attenzione delle forze politiche e di governo non solo la prospettiva di una vera riforma del settore, ma anche la possibilità di coprire gli attuali vuoti di pianta organica per queste figure professionali, superando gli attuali divieti di assunzione e del superamento dei termini di spesa previsti dalla Finanziaria 2006, dando così risposte di lavoro vero a chi vuol introdurre il precariato nella Polizia Locale.
Il nostro NO ad ogni tentativo di cedere la sicurezza pubblica ai privati, all’inserimento del lavoro interinale, passando per l’idea di creare i volontari della sicurezza, di frantumare la rappresentanza sindacale o di limitarne la capacità negoziale, è un valore che guida il nostro percorso di questi ultimi anni; è un NO convinto che ci ha permesso di battere sul piano parlamentare i tentativi di introdurre norme chedepotenziassero la Polizia Locale.
Sul piano più strettamente contrattuale questa presa di posizione e la presa di coscienza collettiva, che ha caratterizzato la categoria, di difendere i propri diritti e la dignità lavorativa, ci ha permesso di realizzare percorsi di valorizzazione e di riconoscimento professionale assolutamente all’avanguardia rispetto al contesto più generale del Comparto degli Enti Locali e che hanno consentito, nel corso degli ultimi contratti, di motivare fortemente la categoria restituendogli un forte senso di appartenenza al corpo della Polizia Municipale e Provinciale.
Abbiamo ancora tanto da fare, sarà importante a questo punto l’esito del voto al referendum del prossimo 25 giugno; se ci consegnerà un Italia ancora unita e non divisa dagli egoismi e dalle differenze regionali così come postulato dalla legge sulla devolution su cui siamo chiamati ad esprimere il nostro parere, tutto il nostro lavoro sarà reso più facile ed immediato.
Per questo abbiamo espresso un NO convinto come categoria che nasce dalla convinzione che la riforma federale varata dal Governo Berlusconi anziché cimentarsi con le vere esigenze di decentramento dei poteri dello Stato per avvicinarlo di più ai cittadini ed al paese reale nell’ambito di una idea federale di solidarietà, abbia in realtà dato corpo ad una competizione tra aree territoriali, su diritti fondamentali come scuola, sanità e polizia locale che preoccupa per il futuro e la capacità competitiva del nostro paese nei confronti del resto dell’Europa e del mondo.
Non abbiamo bisogno di un’altra polizia regionale così come postulato dalla legge di riforma costituzionale sulla quale siamo chiamati al voto.
Non abbiamo bisogno di moltiplicare ulteriormente apparati di polizia che già oggi sono troppi e che di continuo si sovrappongono gli uni con gli altri nella sfera di competenze; dobbiamo semplificare. L’enormità delle persone impegnate ( più di 400.000 unità) proiettano il nostro paese al vertice delle graduatorie continentali nel rapporto agenti-abitanti; a questo non corrisponde affatto un basso livello di crimanilità e di infrazione delle leggi, anzi!
Serve quindi altro! Serve un serio coordinamento tra le varie forze dell’ordine, ciascuna per le sue competenze, per presidiare i territori, individuando le responsabilità e le attribuzioni dei vari soggetti istituzionali ( comuni, provincia, prefetto, questura, regione….)
Tutto questo deve servire per dare il senso del ruolo e del proprio valore a tutti coloro che oggi continuano ad indossare una divisa e percorrere le vie delle nostre città, avendo il compito di operare per la legalità, la sicurezza e la corretta convivenza civile delle comunità locali.
Sappiamo come la divisa di polizia locale a volte pesi quando ci si trova ad operare senza adeguati strumenti, senza i necessari percorsi formativi, senza diritti e senza tutele.
Ciò è dovuto molte volte all’impreparazione ed alla inadeguatezza che spesso riscontriamo tra le controparti, per la loro incapacità nel cogliere tutte le potenzialità di questa importante attività svolta al servizio della comunità investendo in maniera adeguata sul personale.
Quante volte abbiamo avuto a che fare con controparti che hanno affrontato le mille problematiche di un servizio di polizia locale nell’ambito di una discussione tutta interna, tutta accademica, dove il fattore lavoro assume quasi sempre un ruolo marginale?
L’ evidente che non esistono regole contrattuali e discipline legislative efficaci, se non si costruisce un legame e non si colgono gli elementi essenziali della specificità lavorativa, soprattutto da parte dei soggetti istituzionali preposti, ad iniziare dai sindaci dei comuni e dai presidenti delle giunte provinciali.
Il nostro agire di Funzione Pubblica in tutti questi anni è stato caratterizzato dalla grande mobilitazione della categoria sui temi della riforma e del riconoscimento professionale producendo un grande salto di qualità nell’agire sindacale; un modo diverso, anche sotto il profilo culturale, di affrontare le problematiche del settore, perchè ha riguardato tutti i soggetti coinvolti, a partire dagli operatori.
Per questi motivi, con la mia presenza oggi a questa iniziativa sul tema della sicurezza nelle città, voglio richiamare la necessità di mettere finalmente ordine nel complesso mondo sicurezza, ponendo al centro del dibattito e della discussione, soprattutto per quanto riguarda la polizia locale, il suo peculiare lavoro d’altissimo valore professionale.
Lavoro indispensabile, per garantire vivibilità e legalità nelle città e, quindi, la fruibilità degli spazi quale momento per l’esercizio delle libertà poste a base della democratica convivenza.
Il nostro obiettivo, com’è giusto che sia, è quello di farne un momento di verifica e di bilancio, nonché di confronto tra soggetti diversi che, a vario titolo, hanno competenze sulle politiche che investono la polizia locale.
Per passare dal generale al particolare, per meglio descrivere un lavoro, le sue potenzialità, ma anche le sue difficoltà, dobbiamo pensare come le tante “specificità” che caratterizzano il lavoro dei nostri addetti riflettano in maniera sostanziale i temi che investono la nostra società.
Non è un caso, se ci pensiamo bene, che le problematiche della globalizzazione e le ingiustizie insite nell’attuale modello di sviluppo, come la questione del razzismo e dell’immigrazione, come la questione della guerra, della sue atrocità e della sua inutilità.
siano temi che per quanto possono apparire lontani, in realtà sono molto più vicini di quanto si pensi, perché sono proprio questi grandi temi che influenzano e determinano la complessità della società moderna e che nelle nostre grandi città, traducendosi in crisi occupazionale, in disuguaglianze, crescita dell’esclusione, ridimensionamento dello Stato Sociale, definiscono un contesto dove, inevitabilmente, aumentano i comportamenti illegali con i quali la polizia locale, spesso, deve fare i conti.
L’esperienza che abbiamo vissuto come categoria appartenente al mondo della pubblica amministrazione, soggetta ad un rapporto di lavoro di natura privatistica, dimostra in maniera del tutto positiva che attraverso questa condizione è stato possibile intervenire sui fattori dell’organizzazione del lavoro , della formazione e della crescita professionale in maniera molto più attenta e tempestiva di quanto sia possibile fare per gli altri corpi di polizia soggetti a regolamentazione per legge .
Credo che, in base alle cose che ci siamo fin qui dette, il percorso che abbiamo intrapreso sia una esperienza che non debba rimanere circoscritta nell’ ambito della Funzione Pubblica CGIL; penso che ciò che abbiamo fatto nel corso di tutti questi anni per consegnare ai lavoratori della Polizia Locale la consapevolezza d’essere portatori di un’altissima professionalità, di diritti irrinunciabili e di essere un soggetto impegnato nella costruzione di una società migliore per tutti, possa rappresentare il punto di arrivo di una discussione che io ritengo deve essere avviata immediatamente, dopo l’evocato intervento legislativo sul coordinamento delle forze di sicurezza e sulla riforma della Polizia Locale, che deve riguardare la delegificazione del rapporto di lavoro delle forze di polizia.
Ritengo infatti che sono oramai maturi i tempi per affrontare la questione restituendo ai lavoratori ed alle lavoratrici del settore la possibilità di discutere delle proprie condizioni professionali, delle tutele e dei diritti che il nostro ordinamento privatistico offre per garantire tutela e dignità ai lavoratori ed alle lavoratrici della polizia locale.
Su queste basi, ne sono certo, sarà possibile affrontare tutte le lotte che ancora bisogna sostenere per un’idea di sicurezza, dove, non solo per la Polizia Locale, siano presenti riconoscimenti giuridici e contrattuali coerenti con il lavoro svolto al servizio dei cittadini, forte della tantissima dignità dei suoi addetti.
Genova 21 Giugno 2006