Min. Interno: Oltre tre milioni di dipendenti pubblici non sono cittadini italiani – comunicato Fp Cgil

18 Luglio 2011

Comunicato

 
OLTRE TRE MILIONI DI DIPENDENTI PUBBLICI NON SONO CITTADINI ITALIANI

Negli ultimi giorni e nelle ultime ore abbiamo ascoltato il balletto delle dichiarazioni di esponenti del governo e della maggioranza tendenti a rassicurare sul fatto che con la manovra economica da 24 miliardi non sarebbero state messe le mani nelle tasche dei cittadini italiani.

Dalle notizie che pervengono, visto che a tutt’oggi non è ancora uscito alcun documento ufficiale da parte del governo, dobbiamo dedurre, considerato che l’unico punto non in discussione all’interno della maggioranza governativa è l’intervento sugli statali, che i lavoratori pubblici non siano cittadini italiani PERCHE’ A NOI LE MANI IN TASCA GIA’ LE HANNO MESSE E CONTINUANO A METTERCELE.

E’ utile ricordare ai lavoratori che con il DL 112/2008 (poi L.133/2008) il salario accessorio è stato decurtato del 20% e che quelle risorse sono state reintegrate solo in parte e che probabilmente non saranno più recuperate.

Ora si sta procedendo al congelamento dei contratti per quattro anni (2010/2013), la massa salariale, compreso il trattamento accessorio e gli sviluppi economici, non potrà superare il livello, già basso, del 2009. Misura questa ancora più vessatoria nei confronti dei dipendenti pubblici perché non dovrà essere conteggiata nella manovra in quanto si tratta di risorse non ancora stanziate.

Il congelamento dei contratti significa mettere le mani nelle tasche dei lavoratori perché con l’inflazione che aumenta, il potere d’acquisto degli stipendi scende e se non si adeguano i salari attraverso i rinnovi contrattuali c’è una pesante perdita di reddito.

Con la manovra si fa ancora più difficile la situazione dei lavoratori precari della nostra amministrazione, infatti è prevista la decurtazione del 50% dei contratti in essere sia di lavoro interinale sia a tempo determinato. Con questa operazione si impedisce una eventuale percorso, sul quale si stava lavorando, di stabilizzazione poichè il ministero dovrà procedere ai licenziamenti.

Misura drammatica questa per i 650 lavoratori a tempo determinato che operano nel settore immigrazione, che oltre ad incidere sulla loro vita e su quella delle loro famiglie, mette a serio rischio la tenuta dei servizi al pubblico che questi lavoratori offrono.

Torneremo ad avere le file notturne davanti agli sportelli immigrazione? Si riallungheranno i tempi per il rilascio dei permessi di soggiorno, dei rinnovi, dei ricongiungimenti familiari? Riempiremo di nuovo gli uffici immigrazione delle questure con personale di polizia distogliendolo dai compiti istituzionali di controllo del territorio e prevenzione del crimine?

Nella manovra, nel maldestro tentativo di riequilibrare le iniquità sociali che comporta introducendo misurie irrisorie per il contenimento del costo della politica, c’è un altro provvedimento che potrebbe riguardare il personale della nostra amministrazione: il taglio delle province al di sotto dei 220mila abitanti, senza alcuna idea condivisa di riforma della presenza dello Stato sul territorio. Le province tagliate, con l’esclusione di quelle che fanno parte di regioni a statuto speciale e (guarda il caso!) quelle che confinano con Stati stranieri, saranno 9.

La conseguenza di questo atto potrebbe essere che abrogato l’ente provincia, si potrebbe cancellare anche la Prefettura, ed il personale impiegato presso tali uffici come sarà tutelato? Dove potrà essere riallocato? Si dovrà procedere ad un piano di mobilità straordinaria?
Inoltre i costi di questa manovra continueranno a pagarli i dipendenti pubblici con il blocco totale del turn over e, quindi, con il blocco generazionale della Pubblica Amministrazione, con la riduzione delle finestre di uscita per chi deve andare in pensione e con l’anticipazione dell’elevazione dell’età pensionabile delle donne che prevederà che già dal luglio 2011 il gradino salirà a 62 anni per arrivare già al gennaio 2016 all’età di 65 anni.

Da ultimo, pagheremo i costi di una crisi che non hanno creato i lavoratori insieme a tutti gli altri cittadini che non sono evasori, grandi manager pubblici e privati, proprietari di barche di lusso o beneficiari di lussuosi appartamente acquistati a loro insaputa, attraverso l’ulteriore taglio di 13 miliardi agli enti locali che o ridurranno i servizi o saranno costretti ad aumentare le tasse locali.

NON SOLO CI HANNO MESSO LE MANI NELLE TASCHE E DIRETTAMENTE LE DITA NEGLI OCCHI MA VOGLIONO ANCHE IL NOSTRO SILENZIO MA NOI REAGIREMO METTENDO IN CAMPO TUTTE LE NOSTRE FORZE

CONTRO LA MACELLERIA SOCIALE DI QUESTO GOVERNO ORGANIZZIAMO LA NOSTRA MOBILITAZIONE

Roma, 26 maggio 2010
 

Il coordinatore nazionale FPCGIL
Ministero dell’interno

Fabrizio Spinetti

 
 
 

 
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