Roma, 6 dicembre 2010
Al Ministro della Giustizia
On. Avv. Angelino Alfano
Signor Ministro,
Spiace constatare che sino ad oggi il Ministero da lei rappresentato non ha mostrato alcun interesse concreto nei confronti dei dirigenti degli istituti e servizi penitenziari. L’ultimo recente atto, la nomina dei nuovi dirigenti generali, ha dimostrato come interessi particolari abbiano finito, ancora una volta, per essere prevalenti, almeno in alcune delle scelte effettuate.
Si va consolidando l’impressione di un’amministrazione alla quale poco interessa il funzionamento del sistema carcerario e la recente vicenda del parco-auto in proposito si presta quale metafora di un modo di intendere i rapporti interni alla stessa amministrazione che trascura la funzionalità dei servizi a vantaggio dell’appagamento di velleitari esibizionismi.
Si vuole ovviare inoltre alla cattiva distribuzione delle risorse professionali sul territorio con un atto d’imperio senza avviare un minimo confronto con le forze sindacali, considerato poi che tale ambizioso intento rimane privo di una seria volontà di attribuire ai dirigenti penitenziari un complessivo quadro contrattuale. Non si intende contestare la legittimità dell’iniziativa ma si vuole stigmatizzare con forza che questa è stata l’unica dimostrazione di interesse mentre il quadro normativo prevede che siano realizzati ben altri presupposti perché si possa attuare una regolare attribuzione di incarichi ai dirigenti degli istituti e servizi.
Non meno problematico il capitolo del trattamento economico, provvisorio o definitivo che voglia considerarsi: è paradossale che la stessa Amministrazione della Giustizia neghi a suoi funzionari diritti loro riconosciuti, senza possibilità di equivoco, dalla legge, al punto da generare un ponderoso contenzioso giurisdizionale.
Lo stato di malessere dei dirigenti degli istituti penitenziari e degli uffici dell’esecuzione penale, cui fa da sfondo ormai un profondo senso di sfiducia nei confronti dell’Amministrazione centrale, è molto grave: questa situazione, i cui sintomi sono evidenti ormai da diverso tempo, viene a coincidere proprio con la prima attuazione della legge 199, sui cui effetti deflattivi sono poste forse eccessive speranze e la cui applicazione ricadrà principalmente ancora una volta sui dirigenti penitenziari e sulle professionalità dell’area socio-trattamentale, il tutto ovviamente senza tener conto dei tagli agli organici ed in invarianza di spesa.
Le criticità accennate troverebbero un loro possibile dimensionamento in quell’accordo negoziale che la legge 154 del 2005 prefigurava alla base del processo di sistematizzazione, giuridica ed economica, della categoria.
Pertanto, Signor Ministro, le chiediamo di convocare senza altri indugi un tavolo di confronto con le Organizzazioni Sindacali dei dirigenti penitenziari.
Roma, 6 dicembre 2010
Il Segretario nazionale FP CGIL
Antonio CRISPI