Occorrerà leggere attentamente i contenuti della manovra licenziata dal Consiglio dei Ministri per comprendere i dettagli della manovra stessa. Ma è chiaro che il grosso dei tagli è a carico dei pubblici dipendenti, dei pensionandi, degli enti locali.
Il taglio ai finanziamenti degli enti locali, il blocco dei contratti, il taglio dei salari accessori, il taglio degli organici e la rateizzazione forzata delle liquidazioni rivolta a tutti i dipendenti pubblici, compresi quindi i dipendenti del Mef, si aggiungono ai dispositivi già approvati dal Governo (con l’istituto della fiducia) e che prevedono l’esodo dei lavoratori dagli uffici territoriali dell’Economia e Finanze verso le Ragionerie provinciali, ovvero verso i Monopoli di Stato (“Disposizioni in materia di contrasto alle frodi fiscali e finanziarie…”).
Non siamo così miopi da non capire la gravità di una crisi economica ed occupazionale che sta oggi investendo tutta l’Europa, ma certo constatiamo, con assoluta contrarietà, che tale crisi sia stata scoperta nel nostro Paese solo nella seconda metà di maggio. Certo constatiamo, con assoluta contrarietà, che questo Governo non ha cercato sulla “manovra” la condivisione, come stiamo verificando in questi giorni, avendo già deciso chi deve sacrificarsi: per esempio e tanto per cambiare i dipendenti pubblici.
Nessun cittadino, riteniamo, e nessun lavoratore si sottrarrebbe dal dare un contributo in regime di solidarietà collettiva, in un momento di grave crisi economica, come l’attuale.
Il fatto è che, da una lettura ancora oggi effettuata su testi provvisori, non ci sembra sia presente nei dispositivi previsti molto altro se non un grande taglio sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti e un grande taglio sui finanziamenti agli enti locali (che saranno costretti ad agire in tema di ulteriore tassazione, direttamente od indirettamente).
La domanda che sorge spontanea è: ma l’evasione fiscale? Ma l’evasione contributiva? Ma il lavoro nero? Ma le spese inutili? Ma l’esercito di auto blu?
L’unica magra consolazione risiede in una maschera finalmente gettata via: i pubblici dipendenti, tutti, continueranno a fare da capro espiatorio, in questa caccia alle streghe, magistralmente orchestrata. Anche i dirigenti pubblici sono stati inseriti nel calderone, nonostante la legge 150 avesse tentato di distinguerli dalla anonima e deprecabile massa da punire.
Ma con quale salario saranno messe in atto le raffinate e irreali selettività previste dalla legge appena menzionata?
Giù la maschera: si vogliono tagliare i servizi pubblici, deprimere le professionalità dei lavoratori pubblici, togliere ai precari il già incerto lavoro.
Il 12 giugno:
manifestiamo per proporre una manovra equa che chiami tutti ad un contributo solidale;
manifestiamo per ottenere una lotta senza quartiere contro l’evasione fiscale e contributiva;
manifestiamo per mantenere servizi pubblici di qualità.
Roma, 28 maggio 2010
p. Coordinamento nazionale FP CGIL MEF
Daniele Nola