CONTRO LA REGOLA DEL CAOS
Una grande velocità sta improntando l’azione dell’Amministrazione al Mef, almeno in quelle che sembrano “nuove cattive abitudini”.
Avevamo nutrito (infondate) speranze che l’Amministrazione, soprattutto per la parte politica, volesse enunciare la sua strategia organizzativa, all’interno del Ministero dell’Economia e Finanze.
Invece, in modo perfettamente coerente con l’intera azione esplicata dal Governo, al Mef si ascoltano (con qualche insofferenza) le osservazioni dei Sindacati.
Poi, senza tanti fronzoli (informativi), si varano i provvedimenti. Così è stato, ad esempio, per l’ipotesi di decreto, in tema di ristrutturazione centrale del Ministero.
Ancora in qualche Università, alcuni professori, in tema di riorganizzazione aziendale, spiegano (dobbiamo ritenere insensatamente) che le ristrutturazioni si fanno con la condivisione di tutti i soggetti interessati.
Nulla di tutto ciò.
Nonostante qualche modesta (ma apprezzabile) attenzione volta al personale (come l’aver sostanzialmente allineato nei pagamenti del 165 gli uffici centrali e periferici), nelle questioni di “impostazione politica” viene manifestato fastidio, insofferenza, fretta.
L’Accordo sottoscritto il 2 ottobre 2008 (per il pagamento del comma 165, relativo al 2007) ancora attende la sua piena applicazione (per esempio in tema di L. 104), per dubbi derivanti dalla possibile applicazione della L. 133.
Ci chiediamo come possa sussistere il dubbio che (e se) nel 2007 possano valere le regole della legge di cui sopra (entrata in vigore nel II semestre 2008).
Ancora, ci chiediamo come possa continuare questa ormai pluriennale tradizione, secondo la quale si discute del FUA dell’anno (precedente) nel nuovo anno (successivo).
La stessa persona(lità) politica che teorizza circa il “fannullonismo” pubblico, nei fatti poi non si scompone in presenza di una produttività pianificata l’anno successivo al verificarsi della stessa.
Ma in quale azienda si formula il piano di lavoro successivamente alla produzione di riferimento?
Vorremmo inoltre riaprire il confronto sui percorsi di carriera, sulle selezioni interne in eterno stand by, rispetto a ristrutturazioni che sono in realtà drastiche riduzioni di spese e personale.
Davvero dovremmo applaudire a chi dice di voler innalzare l’età pensionabile e contemporaneamente pensiona anche prima dei sessant’anni, davvero dovremmo ringraziare chi, invece di controllare la produzione, enuncia la premiazione della stessa, tagliando contemporaneamente il 25% del reddito annuo, davvero dovremmo gettare via sperimentazioni fatte sulla valutazione ed accettare quale unico metro la discrezionalità?
Tutto (nel pubblico impiego) viene oggi vissuto come (e con) fastidio dalla controparte: i dispositivi contrattuali, la malattia, le tutele.
Così, in nome delle “pari opportunità” lavorative, si sta progressivamente azzerando (nel linguaggio della controparte si dice migliorare e flessibilizzare) un patrimonio di conquiste, costruito in decenni.
Ma davvero quanto fatto, detto, sottoscritto fino a pochi mesi or sono era tutto sbagliato?
Ma davvero qualcuno ritiene di poter insultare e bollare i lavoratori del P.I. come fannulloni?
E’ sempre una brutta scelta demonizzare “l’altro”: ma non è una scelta da noi compiuta!
Noi non possiamo stare a guardare:
Il 9 e 10 febbraio la FP CGIL ha promosso un REFERENDUM:
Invitiamo quindi tutte le lavoratrici ed i lavoratori del Mef a scegliere con il cuore e con la ragione, esprimendo un giudizio contrario al contratto stipulato il 23 gennaio 2009 tra Governo e Cisl, Uil e Confsal Unsa.
Non per demonizzare, ma per ottenere contratti che garantiscano il reale potere d’acquisto delle retribuzioni, per riottenere il salario accessorio estorto con legge, per avere nel 2010 un contratto e non una vacanza contrattuale, per impedire il salto dal precariato alla disoccupazione.
Roma, 4 febbraio 2009
p.Coord. nazionale FP CGIL Mef
D. Nola