Oltre 150 rappresentanti dei sindacati dei servizi pubblici in oltre 30 paesi europei si sono riuniti a Bruxelles il 3-4 dicembre per discutere l’impatto della crisi economica sul settore pubblico ed hanno discusso le sfide della contrattazione collettiva in un contesto economico così difficile. La conferenza ha ascoltato le esperienze dei sindacati provenienti da diversi paesi dell’Europa centrale e orientale e in un comunicato ha osservato che: “Lo scorso anno, i lavoratori del pubblico impiego di alcuni paesi non soltanto sono stati confrontati al congelamento dei salari e ad un’effettiva riduzione delle retribuzioni reali, ma anche a sostanziali tagli ai salari nominali nonché a soppressioni di posti di lavoro e blocco delle assunzioni” .
Dave Hall, professore dell’università di Greenwich e ricercatore dello PSIRU, il centro di ricerca sui servizi pubblici, ha sostenuto che i tagli alla spesa pubblica mettono a rischio i tentativi di ripresa economica mentre è sempre più evidente, data la natura della crisi, il ruolo e l’importanza del settore pubblico per rimettere l’economia europea sulla giusta strada. La Conferenza ha sottolineato: “l’importanza di contrattare incrementi dei salari nominali e reali, in quanto elemento essenziale per mantenere e accrescere la domanda in tutti i settori dell’economia, nonché di respingere l’appello della Banca centrale europea, tra gli altri, secondo cui il settore pubblico debba essere di esempio al settore privato moderando le rivendicazioni salariali” .
In una serie di workshop sulla contrattazione collettiva, l’uguaglianza, il lavoro precario e la formazione permanente, i partecipanti sono stati in grado di scambiarsi informazioni sulle risposte alla crisi e le azioni che si è cercato di mettere in atto per difendere le condizioni di lavoro, i salari e l’occupazione.
La Conferenza ha approvato la seguente dichiarazione sulla crisi e la contrattazione nei servizi pubblici .
Oltre 150 partecipanti provenienti da più di trenta paesi si sono riuniti a Bruxelles il 3 e 4 dicembre per l’edizione 2009 della Conferenza FSESP sulla contrattazione collettiva e il dialogo sociale. La presente dichiarazione evidenzia i principali motivi di preoccupazione dei delegati alla conferenza rispetto alla crisi economica e alla contrattazione collettiva.
Nella sua risposta alle previsioni d’autunno dalla Commissione europea, la CES sottolinea la gravità della recessione in corso, con una crescita dell’economia europea inferiore del 7% rispetto all’andamento previsto. I primi segnali di recupero devono essere interpretati con estrema prudenza ed esiste un rischio reale che alcuni governi stiano già pianificando tagli ai programmi di ripresa prima ancora che venga assicurato un completo ritorno alla crescita economica. Di fronte alle ristrutturazioni operate dal settore privato in risposta alla crisi finanziaria, il settore pubblico non soltanto apporta un contributo vitale a sostegno dell’attività economica, ma offre un ampio ventaglio di servizi e assistenza ai milioni di persone colpite dalla recessione.
Purtroppo, questo messaggio giunge troppo tardi per svariati paesi europei in cui i governi nazionali, talvolta per adeguarsi alle condizioni previste dai prestiti del Fondo monetario internazionale e della Commissione europea, hanno adottato strategie volte a ridurre la spesa pubblica e, in particolare, le retribuzioni e le condizioni di lavoro degli addetti dei pubblici servizi. Lo scorso anno, i lavoratori del pubblico impiego di alcuni paesi non soltanto sono stati confrontati al congelamento dei salari e ad un’effettiva riduzione delle retribuzioni reali, ma anche a sostanziali tagli ai salari nominali nonché a soppressioni di posti di lavoro e blocco delle assunzioni.
I partecipanti alla conferenza hanno ribadito il loro sostegno alle risoluzioni del Congresso della FSESP sulla crisi e la contrattazione collettiva, alla dichiarazione del Comitato esecutivo della FSESP dell’11 novembre e alle iniziative promosse dalla CES, sottolineando in particolare:
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