Come noto lo scrivente coordinamento nazionale, da circa due anni, si è impegnato per dare un contributo significativo e concreto alla delicata fase della revisione e dello sviluppo positivo delle Autorità di Bacino, istituzioni alle quali a suo tempo la legge 183/89, abrogata dal D.lgs. 152/2006, aveva affidato il delicato compito di perseguire una pianificazione di bacino tale da informare le pianificazioni territoriali delle regioni e degli enti locali secondo principi e valori di interesse superiore quali il governo e la salvaguardia delle acque, la difesa del/dal suolo, l’assetto idrogeologico del territorio.
Il nostro lavoro è stato intrapreso e conseguito con l’obiettivo di contribuire a riempire un vuoto che ci è sembrato di cogliere in questa delicata fase e nel conseguente dibattito in materia affrontato dalle istituzioni e dalle parti sociali interessate: fare emergere le reali esperienze, le difficoltà incontrate, i successi e gli insuccessi che hanno caratterizzato 17 anni di applicazione degli artt. 10 e 12 della citata 183/89. Considerazione se vogliamo banale ma che ci sembra imprescindibile per assumere qualunque decisione di cambiamento in positivo.
Un’idea semplice ma concreta per indagare seriamente sull’efficacia di una parte importante del sistema istituzionale per il governo delle acque e del territorio, partendo dalle esperienze maturate nella “trincea” del lavoro operativo, nella convinzione che in quel luogo, troppo spesso visto in secondo piano dai poteri decisionali, proprio lì si risolva l’eterno nodo dell’efficacia delle pubbliche amministrazioni e proprio lì il legislatore possa trovare risposte giuste per adeguare davvero in meglio le norme e le leggi.
Purtroppo chi è preposto alle decisioni sembra dimenticarsi che i lavoratori del pubblico impiego sono gli “occhi” e le “gambe” con le quali le leggi “camminano”.
Ora, con la caduta del Governo, il lavoro di revisione del 152/2006, con particolare riferimento alla parte III, che attiene al disegno istituzionale delle future Autorità di Bacino, si è fermato e la corte di giustizia delle Comunità europee ha condannato l’Italia (18 dicembre 2007) per non aver presentato le analisi richieste a norma dell’articolo 5 della direttiva sulle acque 2000/60/Ce dei distretti idrografici del Serchio, delle Alpi orientali, dell’Appenino settentrionale, centrale e meridionale.
Ma in questi mesi, comunque, molto lavoro è stato fatto in termini di contenuti, e sono oggettivamente emerse utilissime e condivise ipotesi di miglioramento delle istituzioni di governo dei bacini idrici, anche con riferimento ad una allocazione più efficace e razionale delle risorse economiche nazionali in materia di difesa del suolo.
Con la presente vogliamo ribadire l’intenzione, da parte nostra, di mantenere alta l’attenzione sull’evolversi della situazione, con particolare riguardo alle problematiche che inevitabilmente possono determinarsi a causa di una quadro legislativo e normativo che vive una fase di grande incertezza, a partire dalla vertenza sul rinnovo del CCNL Regioni ed Autonomie Locali al quale il personale delle Autorità è riferito ma non adeguatamente “considerato” da un punto di vista normativo.
Chiediamo, quindi, alla CGIL Dipartimento Ambiente e Territorio e alla CGIL FP Nazionale di continuare a sostenerci ed a condividere con noi le azioni che potranno essere necessarie, in un confronto costruttivo con i lavoratori delle Autorità di Bacino di rilievo nazionale, interregionale e regionale, soprattutto considerando le gravi problematiche che l’applicazione del D.lgs 152/2006 comporta, cominciando dalla assolutamente inadeguata definizione dei confini dei distretti idrografici lì indicata.
Roma 18.02.2008