Egregio Direttore,
nella nota del 5.5.2011, avente ad oggetto “Correttezza ed efficienza nell’azione di controllo ed in quella di servizio”, Lei scrive ai suoi dipendenti:
“In un sistema basato sull’autotassazione, l’attività di controllo raggiunge effettivamente il suo scopo solo se si basa su comportamenti in grado di ispirare fiducia e lealtà. La regola da seguire è in fondo molto semplice. E’ una regola di rispetto: comportiamoci tutti, come funzionari del fisco, così come vorremmo essere tutti trattati come contribuenti”.
A parte la condivisibile conclusione, ci chiediamo:
– è altrettanto condivisibile l’offesa proferita nei confronti dei lavoratori che nella stessa nota si sono sentiti definire vessatori, estorsori, mediocri ed arroganti?
– è consentito a chi si glorifica sulla carta stampata e nelle stanze dei bottoni dei risultati raggiunti in termini di recupero di imposta, ledere la professionalità dei lavoratori dell’Agenzia, minando irrimediabilmente il credito e l’autorevolezza faticosamente conquistati nei confronti dei contribuenti, mettendo in dubbio le fondamenta di onestà, serietà ed onorabilità?
– è consentito, a fronte di non meglio identificate segnalazioni di presunti soprusi, diffamare e minacciare di gravi sanzioni i lavoratori tutti, che ogni giorno mettono a disposizione le proprie conoscenze e le proprie risorse a servizio del Paese?
NO, certamente NO, egregio Direttore.
Il danno che Lei ha arrecato all’immagine dell’Agenzia e dei suoi lavoratori è incommensurabile. Un’immagine costruita con anni di impegno, cercando la tax compliance con comportamenti sempre in grado di ispirare fiducia e lealtà.
Tutti i lavoratori sanno che la “lotta” all’evasione deve essere affrontata in maniera corretta, sì, ma anche decisa. Una lotta all’evasione soft, o peggio collusiva, rappresenterebbe invece un grave sopruso nei confronti dei cittadini onesti, che pagano le tasse e pretendono un impegno serio da parte degli operatori del fisco.
Dal “capitano” della nave ci saremmo aspettati che difendesse i suoi collaboratori, che prevedesse sanzioni per chi sbaglia e, di converso, offrisse un sistema di tutela, anche legale, a chi, lavorando in prima linea, subisce spesso atteggiamenti irrispettosi, accuse infondate ed intimidazioni, probabilmente destinati ad aumentare in seguito al suo sorprendente ed ingiustificato “richiamo”.
La Sua nota, infatti, dà credito alle dicerie di coloro che, per interessi personali e strumentali, infangano il lavoro prestato da noi tutti nell’interesse pubblico.
E che siano solo dicerie è indubbio, perché se fosse stato altrimenti e se Lei avesse avuto le prove degli abusi commessi non avrebbe potuto esimersi dall’intraprendere le dovute azioni nei confronti dei responsabili dei comportamenti denunciati.
Crediamo inoltre non possa sfuggirLe che il contribuente, per il solo fatto di essere stato selezionato quale soggetto da sottoporre a controllo, si ritiene perseguitato e vessato da chi sta semplicemente svolgendo il proprio lavoro, in modo corretto e trasparente.
Per questo, oggi, siamo noi funzionari a ritenere gravemente danneggiato “l’elemento fiduciario che è alla base del rapporto di lavoro con l’Agenzia” di cui Lei è Direttore, e La invitiamo pertanto a formulare scuse ufficiali e pubbliche, presentando le Sue dimissioni.
“È una regola di rispetto” ed anche di coerenza.
f.to Il personale della DP Pisa