Aboliamo la Guardia Medica

18 Luglio 2011

Aboliamo la Guardia Medica

 
Comunicato stampa di Nicola Preiti, Coordinatore Nazionale FP CGIL Medici – Medicina generale

Ci vuole coraggio nel prossimo rinnovo della convenzione della medicina generale. Per costruire nel territorio un’organizzazione sanitaria integrata, capace di intercettare i bisogni di salute dei cittadini e dare ad essi risposte appropriate, bisogna ottimizzare tutte le risorse ed intervenire anche nel ruolo, nella funzione e nei compiti dei vari professionisti.

Non si può pensare di cambiare gli schemi organizzativi e continuare a fare le stesse cose che si facevano ieri.
Fra i tanti interventi, riteniamo ineludibile abolire la guardia medica come servizio autonomo e utilizzare i 13.000 professionisti, che oggi fanno questo lavoro, come medici di medicina generale a tutti gli effetti ed a tempo pieno.

Potremmo così avere la figura del medico di Cure Primarie strettamente legato al suo territorio di competenza (distretto, centro di salute, ecc), in grado di svolgere tutte le attività della medicina generale (guardia medica compresa) in integrazione con gli altri medici di MG di quel territorio nelle 24 ore e per sette giorni a settimana.

Dal punto di vista del servizio dobbiamo ricordare che la guardia medica fu istituita nel 1978 quando non c’era internet e neanche i cellulari, i medici di famiglia lavoravano completamente isolati e con compiti limitati e non si poteva chiedere a questi di essere sempre reperibili 24 ore al giorno e sette giorni a settimana.

Per ovviare a questo inconveniente e dare un riferimento medico certo ai cittadini nel territorio, la notte e nei giorni festivi e prefestivi, fu istituita la guardia medica.

I medici d’altra parte iniziavano la loro gavetta dalla guardia medica e dopo pochi anni passavano a fare i medici di famiglia o gli specialisti.

Oggi non è più così: le comunicazioni hanno avuto un cambiamento epocale, i medici di famiglia nella stragrande maggioranza lavorano in una forma associativa ed hanno una mole enorme di incombenze professionali e burocratiche in più. I medici di guardia invece sono rimasti sostanzialmente negli stessi ambulatori e con le stesse possibilità di intervento, e sono costretti a rimanere “in guardia” per tutta la vita.

E’ oggi anomalo utilizzare questi medici in questo modo ed è disfunzionale per il sistema. C’è non solo frustrazione per la loro professionalità, ma anche ingiustificato spreco di risorse, ed un servizio spesso inadeguato alle esigenze dei cittadini.

Questa condizione di arretratezza organizzativa non regge più per tre ordini di motivi:

– La necessità del Sistema di avere un sistema di cure primarie con un’organizzazione integrata per garantire la continuità dell’assistenza e la presa in carico h24 per sette giorni a settimana

– Lo squilibrio dei carichi di lavoro all’interno della categoria: i medici di AP, nonostante gli sforzi, non riescono più a rispondere adeguatamente alle moderne esigenze assistenziali e professionali. E intanto i medici di guardia Medica sono sottoutilizzati e lavorano solo per 24 o 12 ore settimanali.

– Non esiste alcuna specializzazione in medico di guardia, i medici che fanno questa attività hanno gli stessi titoli dei medici di famiglia. Non si studia insomma per diventare portieri di notte della sanità, si studia e ci si specializza per fare i medici di medicina generale. Fargli fare solo la guardia medica e come condannare un chirurgo a fare le medicazioni a vita.

Crediamo quindi che non debba più esistere il medico di medicina generale che fa soltanto la guardia medica. E’ ora di sdoganare questi 13000 medici utilizzandoli a tempo pieno nelle cure primarie per fare tutte le attività. Sarebbero così finalmente medici di MG a tutti gli effetti, i carichi di lavoro sarebbero ridistribuiti, il Sistema avrebbe maggiori risorse professionali a basso costo.

Ma sia chiaro, questo sdoganamento non può avvenire negli attuali studi dei medici di famiglia, deve avvenire nelle strutture distrettuali pubbliche, meglio se organizzate in case della salute. Queste possono garantire l’integrazione di tutti i professionisti impegnati nelle cure primarie senza subordinazioni interne alla categoria.

Da ciò può derivare la continuità assistenziale orizzontale nel tempo e verticale nelle prestazioni, necessaria ad una assistenza territoriale finalmente strutturata, efficiente, moderna e di qualità, che garantisca la molteplicità degli interventi assistenziali necessari ai cittadini.

Roma, 18/10/2007

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