Siamo ai miracoli!
Da parte del Governo si afferma che con le risorse stanziate si rinnoveranno i contratti con incrementi che vanno dal 6 all’8%!
Con i numeri proviamo a capire come può avvenire questo miracolo:
Il rapporto che deriva da questi due dati è pari, per il biennio 2008/2009, ad un valore incrementale del 3,16%.
Come si possa dimostrare che, dati valori prestabiliti dai quali ne discende un altro altrettanto certo, quel 3,16% possa diventare il 6% e finanche l’8% è cosa alquanto complicata se non a fronte di un miracolo.
Ce lo insegnavano alle scuole elementari che una mela, per quanto suddivisa a spicchi, rimane sempre una mela!
Operando maliziosamente, non rimane che una strada: considerando che gli interessati ai rinnovi contrattuali dell’aggregato Stato sono 2 milioni di persone, l’unico modo a disposizione dell’ economista per far lievitare il 3,16% al 6 e fino all’8% è di suddividere le risorse destinate ai rinnovi contrattuali non su 2 milioni di persone ma sulla metà o ancor meno di essi!
È stato dichiarato che per ottenere questo risultato basta concentrare i due anni 2008 e 2009 nel solo 2009.
E siamo sempre all’esempio della mela: dato lo stanziamento attuale che questo sia erogato in due tranche o in una unica soluzione equivale sempre, ed è incontrovertibile, al 3,16%.
Per noi, ma dovrebbe elementarmente esserlo per tutti, i numeri dicono che per sostenere che le retribuzioni cresceranno tra il 6 e l’8% è necessario che gli stanziamenti attuali destinati ai rinnovi contrattuali siano più che raddoppiati.
A poco serve giocare sulle parole citando “dinamiche salariali” e non retribuzioni reali; sappiamo tutti che l’ISTAT nelle sue rilevazioni sulle dinamiche salariali prende a riferimento solo alcune componenti delle retribuzioni escludendo il salario accessorio e, come nel caso della pubblica amministrazione dove quest’ultimo pesa per circa il 30%, quindi con una rilevazione incompleta del reale andamento delle retribuzioni: pur anche volendo stare a questo “giochetto”, con gli stanziamenti attuali neanche l’ISTAT può dare una mano a falsare i dati!
Numeri in mano, le risorse attualmente stanziate per i rinnovi contrattuali dei dipendenti “statali” equivalgono a:
Pertanto le dichiarazioni governative che “ci sono le risorse per fare un contratto onesto che mantenga non solo il potere d’acquisto ma dia anche i premi”, a fronte di una inflazione corrente del 4% (e vedremo quale sarà nel 2009) e a fronte degli incrementi ipotizzati dallo stesso per valori che vanno dal 6 all’8%, sono totalmente infondate e non oneste.
Veniamo all’altra affermazione del Ministero della pubblica amministrazione secondo le quali “negli ultimi otto anni gli incrementi salariali nel settore pubblico sono stati il doppio rispetto a quelli del settore privato e mentre nel privato sono stati al limite dell’inflazione effettiva, nel pubblico sono stati il doppio dell’inflazione effettiva”.
Vediamo quindi quanto siano confutabili tali affermazioni partendo dai numeri e individuando alcuni riferimenti generali come anche quelli presi a riferimento dal ministero, ovvero gli ultimi otto anni.
Anni di riferimento 1991/2007
Nel settore pubblico per gli anni 1991 / 1992 / 1993 non c’è stato rinnovo contrattuale.
Nel periodo 1991/2007 a fronte di una inflazione reale pari al 53,40%, i rinnovi contrattuali hanno portato incrementi nominali delle retribuzioni medie per 37,34 punti percentuali.
Un dato negativo per i lavoratori pubblici per 16 punti percentuale.
Anni 1994/2007
Periodo temporale nel quale c’è la contrattualizzazione del rapporto di lavoro pubblico.
Nel periodo 1994/2007 a fronte di una inflazione reale pari al 37,50%, i rinnovi contrattuali hanno portato incrementi nominali delle retribuzioni medie per 37,34 punti percentuale.
Un dato negativo per i lavoratori pubblici per 0,16 punti percentuale.
Anni 2001/2007
Gli ultimi otto anni, considerati dal Governo.
Nel periodo 2001/2007 a fronte di una inflazione pari al 16,10%, i rinnovi contrattuali hanno portato incrementi nominali delle retribuzioni medie per 17,22 punti percentuale.
Un dato positivo per i lavoratori pubblici per 1,10 punti percentuale.
Anni 2000/2007
A differenza degli 8 anni indicati, sarebbe più corretto visionare periodi temporali coincidenti con i cicli contrattuali, tenendo ben presente i contenuti dell’accordo sul costo del lavoro del 1993 il quale, fra le altre cose, prevede nel biennio contrattuale di riferimento il recupero del differenziale inflattivo registratosi nel biennio contrattuale precedente.
Per il periodo considerato avremmo i bienni contrattuali 2000/2001 che include lo 0,40% per il recupero del differenziale inflattivo del biennio 1998/1999; 2002/2003; 2004/2005 e 2006/2007.
Nel periodo 2000/2007 a fronte di una inflazione reale del 18,60%, i rinnovi contrattuali hanno portato incrementi nominali delle retribuzioni medie per 18,74 punti percentuale.
Un dato positivo per i lavoratori pubblici per 0,14 punti percentuale.
A fronte di chi gioca strumentalmente con dati e periodi, noi razionalmente vorremmo che qualche “economista” ci quantificasse la perdita di valore degli incrementi contrattuali quando sono corrisposti con ritardi medi di diciotto mesi, che è il ritardo medio con il quale vengono rinnovati i contratti nella P.A. così come dimostrano gli “indicatori di tensione contrattuale” dell’ISTAT.
Potremmo dire, così come sostiene il Ministero, che si tratta anche per il pubblico di valori “che sono stati al limite dell’inflazione effettiva” aggiungendo che per alcuni periodi i valori sono molto inferiori all’inflazione effettiva.
Dai dati presi in esame se ne desume che anche per il confronto pubblico/privato quanto con superficialità affermato non ha alcun riscontro nella realtà, senza per questo alimentare ulteriore populismo demagogico così come fino adesso sta facendo capziosamente il Governo.
In conclusione, non c’è un solo dato che possa confortare le dichiarazioni del Ministero, siamo di fronte alla più totale disonestà politica e intellettuale.
L’entità dei tagli alla retribuzione accessoria previsti dal DL 112/2008, checché sia riportato nella relazione tecnica del Ministero, ammontano a regime a 1,7 miliardi di euro e questo in conseguenza della legge finanziaria 296/2006 (legge finanziaria 2007) che richiama ai fini della determinazione dei fondi per la contrattazione integrativa, oltre alle Amministrazioni centrali, anche le Regioni e le Autonomie locali e gli Enti del Servizio sanitario nazionale al rispetto dell’articolo 1, comma 189, L.296/2007; comma per ultimo modificato dal decreto legge 112 che riporta una riduzione dei fondi per 10 punti percentuali.
Un’ultima ingenua, e non tanto, annotazione:
come si può conciliare l’affermazione “ci sono le risorse per fare un contratto onesto che mantenga non solo il potere d’acquisto ma dia anche i premi” (incrementi mensili medi lordi per € 64,47) con l’azione di prelievo dalle retribuzioni attuali che va da 80 a 300 mensili operata con il decreto legge 112?
Questi sono i misteri della vita ai quali, sicuramente, darà una risposta il Governo attraverso …… un miracolo!
Roma, 4 Settembre 2008