Comunicato stampa di Cecilia Taranto, Segretaria Nazionale Fp-Cgil
e Massimo Cozza, Segretario Nazionale Fp-Cgil Medici
Roma, 14 settembre 2012
La lettura sulla Gazzetta Ufficiale del testo del Decreto Sanità in vigore da oggi conferma purtroppo l’inutilità del provvedimento per un reale potenziamento delle cure primarie territoriali e l’inconsistenza del fumo mediatico che ha sollevato: “garantire l’attività assistenziale per l’intero arco della giornata e per tutti i giorni della settimana” è infatti la stessa frase già contenuta da oltre 13 anni nell’art. 8 della legge 502/92 e ricopiata nell’art. 1 del DL 158. La rivoluzione di Balduzzi è di fatto un copia e incolla della legge vigente e inoltre già dal 2005 la convenzione della medicina generale prevede “la realizzazione della continuità dell’assistenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7”.
Ci sarebbe da sorridere come con Totò, se dietro non ci fosse il dramma dei tagli operati al servizio pubblico che hanno eliminato 18mila posti letto ospedalieri senza prevedere una maggiore assistenza territoriale 24 ore su 24, che servirebbe nella realtà e non solo nella propaganda, con scadenze precise e finanziamenti. Nel testo non si prevede neanche il passaggio alla dipendenza dei medici dell’emergenza sanitaria, fatto fondamentale per dare un’assistenza qualificata proprio nei momenti decisi per la vita dei cittadini.
Lo stesso sbandierato merito professionale in sanità si ferma sulla soglia del direttore generale nominato dai partiti, che continuerà a scegliere il primario, anche se all’interno di una terna. La valutazione dei dirigenti diventa unilaterale, al di fuori del contratto, con il merito professionale “del gambero”: anche se positiva può essere conferito un incarico di valore economico inferiore.
Si colpiscono con effetti immediati medici ed operatori della sanità, che potranno essere spostati da una provincia all’altra, calpestando gli accordi contrattuali. Infine si consente alle regioni, inadempienti nel trovare gli spazi pubblici adeguati, di istituzionalizzare l’attività intramoenia del medico pubblico nello studio privato. Un istituto snaturato che si confonde con la privatizzazione e sul quale si vuole speculare con ulteriori balzelli e consentendo la libera professione negli studi solo a chi fattura almeno 12mila euro annui.
Chiediamo quindi profondi cambiamenti del testo ed avanzeremo le nostre proposte a partire dalla riforma delle cure primarie che sarà presentata in una conferenza stampa il 20 settembre dalla Cgil Nazionale.