I dati sull’obiezione di coscienza tra i medici ed il personale sanitario nei servizi che effettuano l’interruzione volontaria di gravidanza – resi noti oggi con la pubblicazione sul sito del Ministero della Salute della Relazione 2011 sull’applicazione della legge 194 presentata al Parlamento – destano preoccupazione.
Dopo il boom dei numeri delle obiezioni negli anni scorsi quest’anno l’aumento esponenziale sembra essersi fermato ma le percentuali rimangono troppo elevate.
C’è bisogno di arrivare almeno alla maggioranza dei medici e del personale sanitario non obbiettore in tutte le Regioni. 7 ginecologi obiettori su 10, 1 su 2 tra gli anestesisti e quasi la metà del personale sanitario (44,4%) sono numeri nazionali ancora allarmanti soprattutto in regioni quali la Campania (83,9 % tra i ginecologi, 77,1% tra gli anestesisti e 72,4% tra il personale sanitario) la Sicilia (81,7 % tra i ginecologi, 75,7% tra gli anestesisti e 87,0 % tra il personale sanitario), il Lazio (80,2 % tra i ginecologi, 69,5 tra gli anestesisti e 53,6 % tra il personale sanitario) e il Veneto (78,0 % tra i ginecologi, 49,0 % tra gli anestesisti e 59,8 % tra il personale sanitario).
Si tratta di non penalizzare le donne, i medici e il personale sanitario che, non dichiarandosi obiettore, vedono ricadere solo su di loro il lavoro per le interruzioni di gravidanza.
Per quanto ci riguarda avanziamo tre proposte. La direzione dei presidi nei quali si effettua l’interruzione di gravidanza sia affidata a chi non è obbiettore. Il requisito della non obiezione sia introdotto per chi deve essere assunto o trasferito in presidi con oltre il 50% di obiettori. Le regioni attuino l’istituto della mobilità, previsto dalla stessa legge 194, per coprire le carenze del personale medico e sanitario non obiettore.
Roma 5 agosto 2011