La Fp Cgil condivide appieno le ragioni della protesta degli psicologi penitenziari.
Hanno ragione a denunciare il totale stato di abbandono in cui versa l’assistenza psicologica nelle carceri Italiane, a cominciare da quella legata alle attività di osservazione e trattamento dei detenuti, attività ormai drammaticamente abbandonate dall’Amministrazione penitenziaria e dal Ministero della Giustizia: Governo ed Amministrazione penitenziaria hanno ormai deciso per un carcere afflittivo in sfregio al mandato costituzionale che affida alla pena finalità rieducative e di risocializzazione.
Ed hanno ragione a lamentare il totale disimpegno dell’Amministrazione penitenziaria anche in termini di investimenti finanziari: l’impegno economico per questa delicatissima attività è ormai la metà della metà di quello utilizzato non più di quattro anni fa.
Sosteniamo, quindi, le loro rivendicazioni e proveremo, in quanto organizzazione rappresentativa nel Servizio Sanitario Nazionale, a far corrispondere a questo disimpegno un corrispondente investimento da parte di Regioni ed ASL: stiamo già chiedendo in molte realtà territoriali che i servizi sanitari regionali si facciano carico di questo stato di abbandono.
Però, non sono poche le difficoltà.
Una su tutte la disgraziata ed irresponsabile scelta del Governo centrale, del Ministro della Giustizia e dell’Economia di non trasferire gli stanziamenti necessari all’assunzione delle funzioni di assistenza sanitaria in carcere da parte delle Aziende sanitarie locali.
Nonostante la legge finanziaria del 2008 ed il DPCM del 1.4.2008 che impegnano per l’operazione di trasferimento della sanità penitenziaria circa 158 milioni di euro per l’anno 2008 e 163 milioni di euro per il 2009, non un centesimo è stato ancora trasferito nei bilanci delle ASL.
Il Governo fa’ cassa sulla salute dei cittadini momentaneamente privati della libertà personale e lo fa nel momento di maggiore crisi del sistema penitenziario.
Un atteggiamento irresponsabile: si scherza con il fuoco.
E anche con le legittime aspirazioni dei lavoratori che, come gli psicologi esperti, denunciano un problema di riconoscimento professionale, ma anche economico.
Roma 26 Giugno 2009